Oltre i margini, dove oscilla la ragione
Sembra che
le parole di Umberto Galimberti pronunciate qualche anno durante i “Dialoghidell’anima dell’educazione” siano profondamente utili e attuali. Ora, più che
mai, abbiamo bisogno di sognare, di uscire dalle limitazioni logiche e
razionali e lasciarci andare ad una sana follia. Dopo giorni di chiusura, di
limitazioni, paure, preoccupazioni, credo sia importante avere un linguaggio
nuovo, parole che possano ispirarci e darci la giusta carica per ricominciare. Una
di queste parole è sicuramente “entusiasmo”.
Intervistato
da Luca Mazzucchelli, Galimberti parlava di entusiasmo, parola di origine greca
che significa “dentro di te c’è un Dio”. Certo sembra strano parlare di
entusiasmo quando la maggior parte di noi vive giornate difficili, in un
ambiente percepito come pericoloso: contagi, distanziamento sociale, lockdown
sono solo alcune delle “parole chiave” di questi primi mesi del 2020.
Ma lo
sguardo che ci offre il filosofo Galimberti sulla parola entusiasmo, apre la
riflessione su un aspetto particolare dell’essere, della creatività e dell’essere
artisti. Una qualità che appartiene a tutti, perché l’invito a sentirsi
entusiasti ha un intenso e carismatico potere.
Secondo i
greci la creatività che apriva le menti degli artisti era l’espressione di una
loro qualità interiore e soprattutto sacra, che è oltre la ragione.
“Entusiasmo
- dice Galimberti - vuol dire entrare nella dimensione creativa, dove non sei
tu l’autore”. Si tratta quindi di quella condizione in cui la parte logica e
razionale viene messa da parte per lasciare spazio alla follia che ci abita,
perché in quella follia, in quello stato di entusiasmo, c’è una partecipazione
divina, exra_ordinaria, al di là dei margini.
“I doni più
grandi - continua il filosofo citando a
sua volta Platone - ci vengono dalla follia. […] Nell’entusiasmo accade
qualcosa di nuovo”.
La ragione
appartiene a quel sistema di regole che servono ad intenderci. Galimberti cita
nel corso dell’intervista l’esempio del microfono: dire “mi passi il microfono”
ci assicura nel sistema della ragione, che mi passerai il microfono e non un
altro oggetto.
Il momento
creativo, invece, come quello poetico e artistico in generale, ha inizio al di
fuori, oltre i margini della ragione. È quel momento che si manifesta quando si
riesce ad uscire dalle regole convenzionali, quando per citare ancora Galimberti,
si riesce a “smarginare”.
Uscire dai
margini: ci fa vedere il mondo da prospettive differenti, nuove, ci offre la
possibilità di affermare che una qualsiasi cosa è quella cosa ma anche un’altra
cosa. Proprio come accade per esempio a Giacomo Leopardi, spiega Galimberti,
che nell’entusiasmo poetico è capace di
parlare direttamente alla luna. Oltre i margini delle convenzioni, la luna non è
la luna e basta, ma è anche qualcos’altro.
L’arte, e
tutto il processo creativo, ha inizio a partire da questo “ma è anche”. Qualunque
cosa può essere vista e vissuta anche come qualcos’altro. È un processo che fa
oscillare la ragione, che fa uscire dall’ordine razionale. Karl Jaspers, psicopatologo del ‘900, dice
che quando siamo davanti ad un’opera d’arte succede quello che accade quando
ammiriamo una perla: rimaniamo sorpresi dalla bellezza, dimenticando che la
perla è la malattia della conchiglia. Quindi probabilmente senza la follia
dell’autore, senza quella sua capacità di uscire dai margini non è possibile
alcuna opera d’arte.
Smarginare
ed entusiasmo sembrano parole_chiave altrettanto significative e importanti per
queste giornate di emergenza. L’invito è quello di provare ad uscire dai margini,
a guardare fuori e dentro noi stessi per ritrovare significati simbolici, ma
anche nuovi, diversi, differenti di ogni nostra esperienza.
Lasciamo che la
nostra creatività trovi spazi per esprimersi, perché oggi c’è un mondo da
rinnovare.
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