Scrittura Consapevole. Come ascoltare emozioni e immagini interiori per trasformarle in parole.

Penne colorate e spazi alternativi per la scrittura consapevole. Maria Bonelli Ink Tribe

C’è una soglia sottile tra il mondo visibile e quello invisibile, tra ciò che viviamo e ciò che ci attraversa davvero.

La scrittura consapevole è l’arte di abitare questa soglia.
Non si tratta solo di mettere parole su carta, ma di ascoltare — con attenzione profonda — le immagini, le sensazioni e i simboli che emergono quando siamo in contatto con ciò che sentiamo, spesso nei momenti di intensità emotiva o durante un viaggio.

C'è chi lo definisce un modo di scrivere "immaginale": lasciarsi guidare non dalla logica, ma dall’immaginazione viva.
È accogliere una tristezza improvvisa come una figura da incontrare. È trasformare una nostalgia in paesaggio, un’emozione in personaggio, un sogno in narrazione.

In questa forma di scrittura trasformativa, ogni parola è un portale. Ogni frase può diventare un sentiero che conduce a un luogo più profondo del nostro essere.

Una scrittura che nasce dalla presenza

Questa pratica nasce da un gesto semplice: fermarsi.
Sentire.
E poi chiedersi, con dolcezza:
Che volto ha questa emozione? 
Che storia sta cercando di raccontarmi?

In questo modo, invece di fuggire da ciò che fa male o analizzare ciò che sentiamo, iniziamo a dialogare con le immagini interiori. Le lasciamo parlare attraverso simboli, metafore, paesaggi interiori.

A volta capita - e quando capita credo sia un'emozione bellissima - che riusciamo a cogliere la trama nascosta che ci cela dentro ogni vissuto e che attende solo di essere narrata.

Scrittura consapevole come trasformazione

Gli effetti? Sorprendenti.
La scrittura consapevole non consola, non spiega: trasforma.
Spesso ci riconsegna a noi stessi con uno sguardo nuovo.
Ci mostra che dentro la paura c’è una figura che cerca protezione.
Che nella rabbia vive un fuoco che chiede di essere riconosciuto.
Che ogni viaggio esteriore, se ascoltato, può risvegliare mondi interiori dimenticati.

Non serve essere scrittori
Non servono tecniche, basta essere sinceri.
Curiosi.
E un po’ audaci, nel lasciare che le immagini interiori parlino prima del giudizio.

In questo modo, la scrittura consapevole diventa un atto d’amore verso ciò che ci abita davvero. Un rituale personale, creativo, profondo. 

Scrivere così è come sognare da svegli, ma con i piedi ben piantati nel presente.
È un modo per dire:
sono qui, con tutto ciò che sento 
— e voglio ascoltarlo fino in fondo.

Vuoi approfondire?

Nel prossimo post, proverò ad esplorare il tema della scrittura immaginale come forma di dialogo con l’invisibile, tra archetipi, simboli e sogni.

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