Scrivere con il cuore....
Quando attraversiamo momenti difficili e
traumatici della nostra vita applicarsi nella scrittura costituisce una valida
strategia terapeutica e auto terapeutica.
Le proprietà catartiche della
scrittura permettono, infatti, di portare all'esterno la propria esperienza
attraverso la verbalizzazione, sottraendo l’evento traumatico dall'emotività
caotica e pre-verbale dell’inconscio ferito.
Enrico Maria Secci, psicologo e
psicoterapeuta, nel suo libro sui cuori spezzati dalla fine improvvisa di una
stria d’amore in età adulta, afferma che mettere nero su bianco riflessioni,
vissuti, dubbi e ricordi favorisce la capacità di integrazione della mente
perché attiva strutture corticali deputate alla creazione di significato e alla
regolazione emotiva.
L’evento drammatico della fine di una storia d’amore
importante ci lascia sperimentare ciò che in psicoanalisi si definisce “frammentazione
del pensiero e ambivalenza emozionale” sia che siamo stati per così dire
abbandonati dal nostro partner, sia che siamo stati proprio noi a decidere di
porre fine alla relazione.
I traumi irrompono con inesattezza apparente in
scenari che credevamo sicuri, in cui ci percepivamo protetti e con un ruolo
certo, rassicurante, esplicito. Una volta oscurati questi scenari rendono alla
mente quasi impossibile integrare l’esperienza negativa con un immagine di sé e
della propria quotidianità serena e felice.
Dopo un’analisi approfondita sugli schemi psicologici
dei partner coinvolti e delle caratteristiche specifiche della relazione d’amore,
nel suo testo Secci propone anche alcune strategie terapeutiche per superare lo
stress post-traumatico vissuto appunto alla fine di una storia d’amore. Alcune di
queste basate proprio sulla scrittura:
- Con il “romanzo del trauma”, invita il
paziente a scrivere ogni giorno la propria storia traumatica, ripartendo ogni
volta dall'inizio. Apparentemente semplice, questa strategia permette di
portare gradualmente all'esterno il proprio vissuto, portarlo sul piano della
coscienza, dove sarà più facile elaborare nuovi significati, osservare i propri
sentimenti di impotenza e riuscire a neutralizzare quella “mancanza di senso”
che è alla base delle sintomatologie post trauma. Il romanzo facilita dunque
l’elaborazione dell’esperienza promuovendo la capacità della persona di
scoprire significati funzionali a quanto accaduto. Scrivere riporta alla realtà
aspetti ed eventi dimenticati. Cominciando ogni giorno daccapo spesso si
riconosce l’assurdità di alcune storie, a furia di riscrivere si acquisisce uno
sguardo diverso su di sé e sul trauma. (Cagnoni e Milanese-Scuola di Pscioterapia
Strategica di Arezzo).
“scrivere costringe a vedere e sentire il trauma affettivo per quello che è: una perversione relazionale basata sull'ambiguità e sul “non detto”, una nebulosa in cui ci si può perdere persino quando si crede di aver raggiunto, ormai adulti, equilibrio e stabilità.”
- - Anche scrivere lettere segrete per
confessare ogni colpa sull'accaduto possono aiutare a superare il trauma di chi
vive appunto uno stato di stress post traumatico. In questo caso chi è stato improvvisamente
“abbandonato”, dovrà scrivere lettere segrete per concentrarsi sulle proprie
responsabilità, quelle che hanno spinto il proprio partner a lasciarlo anche se
non è andata cosi. In queste lettere, che rimarranno sempre segrete, si
dovranno elencare i propri difetti, ogni proprio errore, ogni mancanza fatta, autodefinendosi la causa della fine della
storia d’amore.
“L’effetto terapeutico dell’epistolario paradossale va ben oltre lo sfogo estemporaneo, perché con lo scrivere lettere deliberatamente incentrate sul senso di colpa, la persona finisce per rinquadrare le proprie responsabilità nel naufragio della storia come marginali, come difetti superabili in una relazione sana e funzionale. Per quanto possa “darsi addosso” […] arriverà a un punto in cui saprà assolversi e riconoscere che nessuna sua “imperfezione” può giustificare in alcun modo la violenza psicologica subita.”
- - Scrivere haiku è un esercizio
terapeutico, oltre che poetico, che impegna invece a ragionare in modo nuovo,
fuori dagli schemi ordinari, oltre la narrazione classica con la quale appunto si
racconta in genere la propria esperienza. Gli haiku sono brevi composizioni
poetiche basate su un’antica tradizione giapponese. Non hanno un titolo,
richiamano sempre un elemento della natura, stagione, animale, fiore, paesaggi,
per esprimere uno stato d’animo o un’emozione, ma soprattutto hanno uno schema
di soli tre versi: il primo di cinque sillabe, il secondo di sette sillabe, il
terso di nuovo di cinque sillabe. Sentimenti, pensieri e discorsi
caratterizzati da ripetitività, razionalizzazione e ruminazioni, possono dunque
sostituirsi a qualcosa di nuovo, di diverso: la composizione di un haiku sposta
l’attenzione da troppe a poche parole. La sofferenza viene così ridotta all'essenziale
e tenderà così ad alleviarsi.
“prescrivere haiku in psicoterapia è uno stratagemma particolarmente efficace perché: invita indirettamente il paziente a concentrarsi sulle proprie emozioni, sensazioni e sui propri vissuti in un momento specifico, nel qui e ora in cui si scrive; attiva risorse espressive e creative che, nella collusione con gli schemi di inibizione emotiva dell’ex partner, la persona aveva a propria volta trascurato o represso; riduce la tendenza a parlare di continuo della vicenda traumatica e del proprio dolore."
A tutti i cuori spezzati resta l’invito ad
affrontare con coraggio e consapevolezza il proprio dolore e il danno emotivo ed
esistenziale che può causare un improvviso abbandono in età adulta. Leggendo il
libro ci si addentra nel territorio di un fenomeno psicopatologico spesso
banalizzato che l’autore ha definito “amori supernova”: un libro sull'amore,
sull'abbandono e sulla salvezza.
Citazioni tratte
da Enrico Maria
Secci. Amori Supernova. Psico-soccorso per cuori spezzati senza un perché
(Italian Edition) (pp.260-268). Edizione del Kindle.
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